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Prendete la musica degli Ãnglagård... toglietegli quel tocco di folk nordico e sostituitelo con un pizzico di Canterbury: il risultato sarà abbastanza vicino a quanto potrete trovare in questo sesto album di questo combo ungherese. Frenate un momentino gli entusiasmi: non è detto che però il livello qualitativo del prodotto finale sia all’altezza col modello sopra descritto. Questo è forse vero per la prima parte del cd, occupata dalla suite “Panem et circenses” che, coi suoi alti e bassi ritmici, le sua accelerazioni sinfoniche e le sue atmosfere ora rarefatte ora meravigliosamente rabbiose, costituisce senz’altro il punto più alto dell’album. Strano che gli After Crying peraltro abbiano continuamente cambiato stile di album in album (pur mantenendo connotati comuni che consente comunque di inquadrarli abbastanza chiaramente). La seconda parte di “6”, con un’altra suite e un paio di composizioni più brevi, mantiene grosso modo lo stile dell’inizio, ma mi pare che il risultato sia leggermente meno riuscito, sconfinando addirittura in talune soluzioni un po’ pacchiane.
AN
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