Arlequins Newsletter
, 2001 12: AM
Non è il primo album da parte dell'ex tastierista degli After Crying (nonché attuale -per quel che ne so- tastierista dei Townscream), ma è il primo che mi è dato ascoltare. La musica che possiamo trovare in questo album a tema (basato in pratica sui disagi e il logorio della vita moderna), ricorda non da troppo lontano certe cose degli After Crying; tuttavia questo è un disco sicuramente meno ricco dal punto di vista strumentale, essendo basato essenzialmente su piano e tastiere, con qualche spunto di elettronica e comunque delle partecipazioni di violino, cello, tromba e quant'altro. La musica spesso pare bizzarra e sperimentale ma non manca di potere ammaliante, una volta che si riesca ad entrarci dentro e a seguirne gli sviluppi. Altre comparazioni che vengono da fare portano a menzionare il nome di Eric Satie. L'album è sovente oscuro, torturata e sofferta, stralunata ed angosciante (ma non dark), a seguimento del tema portante del disco. Dopo qualche minuto in cui si può rimanere spiazzati o, per megli dire, in attesa di trovare il bandolo della matassa, la musica comincia a crescere dentro di noi e infine, pur senza gridare al miracolo, possiamo dire di aver ascoltato qualcosa, anche se forse non ci è ben chiaro cosa... Certamente non un disco di facile approccio ma che merita almeno una chance.
AN
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