Arlquins
Oct , 2003 12: AM
L'idea di far incontrare fra loro diverse culture musicali non sarà certo una novità eppure c'è sempre qualche nuovo artista in grado di proporre qualcosa di interessante e valido, pur rimanendo spesso all'interno di schemi creativi già collaudati. Il secondo disco del chitarrista e polistrumentista Folk Ivàn, musicista ungherese attivo sin dagli anni '80, è una bella dimostrazione di quanto di buono abbia ancora da dire il rock progressivo più contaminato ed etnico. Con l'aiuto e la partecipazione di alcuni musicisti locali Folk Ivàn ha creato un cd davvero grazioso ed interessante, partendo da una solida base rock e jazz (i King Crimson sembrano un fermo punto di riferimento, non escluderei neanche qualche influenza canterburyana ) la musica si espande verso i territori del folk balcanico creando un insieme estremamente suggestivo e poetico: a tal proposito un'importanza fondamentale è data dalla presenza di un'efficace strumentazione acustica sostenuta dal violino dello stesso Ivàn e dal sax soprano di Kedl Làszlò. Il pregio maggiore di questo cd è da individuare nell'equilibrio sonoro che i musicisti raggiungono nei nove brani presenti in scaletta, l'ottima tecnica strumentale viene sempre messa al servizio di una serie di melodie ariose e coinvolgenti, in alcuni frangenti riflessive e crepuscolari, che ben si adattano ai contenuti positivi delle composizioni, perlopiù incentrati sulla fede religiosa di Ivàn. "Sea of glass" è quindi un disco che sprigiona una grande energia artistica, in grado di rasserenare ed allo stesso tempo coinvolgere l'ascoltatore occasionale come il più esperto ed incallito appassionato di prog-rock.
Alberto Nucci
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