Arlequins Newsletter
, 2004 12: AM
Alcuni titoli delle canzoni contenute in questo cd, quali "Funky of the sax", "Bullfrog blues", "Plastic boogie", "Metal tango" sono già abbastanza indicativi del percorso affrontato da questo progetto dell'abile batterista ungherese Gábor Németh, coadiuvato da un nutrito numero di collaboratori. Siamo infatti di fronte ad un prodotto allegro, strumentale, in cui jazz e rock si fondono attraverso le sonorità più disparate. Se troviamo la classica strumentazione rock, non manca l'ampio utilizzo di sax e trombe ed anche il lato elettronico si avverte bene, pur non essendo eccessivamente invadente. Attraverso questa varietà timbrica e su ritmiche spedite, i musicisti si esibiscono in una proposta diretta e molto vivace, priva di qualsiasi tensione, che prevede motivi di facile assimilazione, ma mai scialbi o troppo prevedibili, con Németh che mostra una certa destrezza dietro i tamburi. I ritmi e i suoni indirizzati verso il funky ed il brio che ne scaturisce sono abbastanza coinvolgente e sorprende che un album del genere provenga dall'Europa dell'Est, solitamente terra che in ambito prog offre proposte più riflessive e/o impegnative. In fin dei conti, non possiamo dire di trovarci di fronte ad un cd irrinunciabile, anche perché abbastanza lontano dalle varie forme di progressive che conosciamo. E' tuttavia innegabile che si tratti di un lavoro onesto, senza troppe pretese se non quella di divertirsi e divertire suonando musica dinamica e spensierata.
Peppe Di Spirito
|